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“Storie di miti e trasformAzioni”
C’era un s-volta… è il tema della V edizione della nostra Festa della Letteratura
un titolo per ricordare come la Letteratura per l’infanzia, sempre in stretto rapporto con le altre letterature, sia per sua natura un crocevia di sguardi di molteplici discipline: dalla storia dell’arte, all’antropologia;
dalla psicoanalisi, alla filosofia, passando per la pedagogia dell’immaginario.
In questo senso l’immaginazione diventa lo strumento fatato, la lente speciale capace di trasformare e trasformarci.
La straordinaria capacità dei bambini di maneggiare la controfattualità, di immergersi in mondi inesistenti, a volte lontanissimi dalla realtà, a volte prossimi alla vita quotidiana, consente infatti di fondare le loro capacità progettuali, di costruire mappe causali del mondo, del suo funzionamento e prelude alla possibilità di agire sulla realtà e intervenire attivamente per trasformarla.
Le fiabe con il loro incipit propiziatorio… l’imperfetto fantastico del “C’era una volta” che sancisce la massima distanza di sicurezza possibile, conducono il piccolo lettore a spingersi nell’insondabile e nell’indicibile…. nell’impensabile.
I testi narrativi per l’infanzia – orali, scritti o iconici – sono all’origine del bene più prezioso che l’homo sapiens conosca: la capacità di nominare e trasformare ciò che non esiste. Soltanto noi riusciamo a vivere in una grande bolla ipotetica dove tutto, come J. Bruner ama ripetere, viene coniugato al congiuntivo e al condizionale per consentirci di progettare qualcosa, leggere la mente degli altri, fare in modo che le cose mutino muovendo dal passato al futuro…
Il bisogno di storie e di meraviglioso è antico quanto l’uomo e da sempre il tema della trasformazione, della metamorfosi ha accompagnato l’invenzione delle nostre identità.
Dal mito greco di Dafne, alla Melusina medioevale, fata acquatica vicina alla Sirenetta di Andersen fanciulla sirena che impersona avvicinamenti tra identità tra loro straniere, fino a Pinocchio bambino di legno o Peter Pan fanciullo in volo.
Cambiare aspetto, tesse nel telaio della narrazione un ordito d’incanto e di estraneità.
Fate, folletti imprendibili e sguscianti, maghi, mostri e giganti fino ad arrivare alla Pollicineria, metafora visiva di un’infanzia invisibile all’occhio distratto del mondo adulto.
C’era un s-volta, perché nella foresta dell’immaginario arriva sempre un momento – come nella vita – nel quale diventa necessario scegliere la direzione della curiosità… svoltare… facendosi tentare e sorprendere, sbirciando là dove si intravedono nuovi sentieri appena accennati.
La curiosità che come le storie si nutre di possibilità, spinge lo sguardo oltre il visibile, si prende cura di dettagli solo apparentemente insignificanti.
E allora svoltare è molto vicino all’atto del voltare pagina nell’albo illustrato, sempre foriero di nuovi indizi con le trasformazioni che il reale adotta quando viene ridipinto dall’arte del narrare.
Trasformazione anche come re-invenzione di fiabe antiche, echi lontani che migrano e transitano in nuove riscritture e che continuano ad incantare nella voce lieve di chi ricrea l’atmosfera del “C’era una volta”, anche dopo aver svoltato.
È un incanto che trasforma il lettore senza che nulla di quello che accade lo sfiori veramente… perché le storie “ci sgranano l’inguardabile e l’indicibile del Qui, lanciandoci una fune verso l’Altrove.”
Quella fune… sarà la nostra salvezza
Mara Durante
(Direttore scientifico della Festa BaB)