OMBRA E LUCE: il tema dell’edizione 2023

Ombra e luce.
Per una letteratura della complessità.

 

La luce solare ha costituito la più importante sorgente di energia ordinata per il mondo vegetale durante le sue prime fasi di formazione. Essa è anche la sorgente più potente di informazione che si ha sul mondo esterno. È la luce che rende visibili la forma, il colore, le dimensioni degli oggetti. La mancanza di luce ci getta nella perdita dei riferimenti, cambia il nostro rapporto con il mondo, con quello che si mostra a noi del mondo. Fin dai miti primordiali l’uomo si muove, fisicamente e simbolicamente, fra luce e buio: nasce con la luce e muore con il buio, biblicamente, metaforicamente. L’ombra sembra addirittura indicare il luogo proprio dell’esistenza possibile, il luogo in cui la luce e il buio lottano e dove nessuna delle due condizioni prevale. Il mito della caverna di Platone è tutto un muoversi d’ombre. La conoscenza e la vita sembrano irrimediabilmente e dialetticamente legate ad un nodo fatto di ombra e luce. La Storia e le storie sono letteralmente fatte delle cose che vengono messe in luce e di quelle che rimangono in ombra, fino a perdersi nell’oblio o a rifulgere per mano di chi scrive, per voce di chi narra. 

L’alternarsi di luce e ombra – o di ombra e luce – scandisce il ritmo giornaliero dell’esistenza umana, il suo respiro quotidiano, inevitabilmente aperto a due diversi regimi esperienziali: l’ordine del giorno e quello della notte. Ordini che si prestano a molteplici e multiformi declinazioni simboliche, richiamando per un verso il regime diurno della razionalità, dei lumi rischiaratori caratteristici di un approccio logico e scientifico al reale, tanto caro alla cultura illuministica, e per l’altro il regime notturno della fantasia e dell’inconscio, del sogno e dell’incubo, delle possibilità che si celano nelle pieghe dell’ombra, negli interstizi che la luce non arriva mai a rischiarare, dove i vincoli della logica si allentano e altri pensieri germogliano e proliferano: cose ignote e sfuggenti, o appena intuibili, che abitano nel cuore di ogni essere umano, fin dall’infanzia.

L’infanzia, d’altra parte, ha confidenza con gli anfratti, le buche, i rifugi improvvisati e malcerti che nascondono dallo sguardo controllante degli adulti, e in questo nascondimento liberano, come fa il tempo diverso della notte, quando le forme del controllo si allentano e la libertà di movimento e d’azione si amplifica oltre misura nel segno dell’avventura. E l’autentica letteratura per l’infanzia ha esplorato fin dai suoi inizi le infinite possibilità simboliche dischiuse dall’ombra, spesso proprio nel contrasto con la dimensione ben più rassicurante della luce: Alice si tuffa in un buco, la tana del Bianconiglio, senza pensare alle conseguenze del suo gesto; Tom Sawyer si smarrisce nei meandri oscuri di una grotta a due passi dal Mississippi, rischiando la morte; lo stesso Pinocchio fugge in una notte di tempesta inseguito dagli assassini che lo impiccheranno alla quercia grande e poi finisce per precipitare nelle tenebre del ventre del pescecane, inghiottimento simbolico di derivazione fiabesca.

Ma anche in anni più vicini ai nostri la dicotomia tra ombra e luce ha offerto a scrittori e scrittrici, illustratori e illustratrici, un vastissimo e fecondo campo di sperimentazioni narrative ad alto tasso simbolico. David Almond, in particolare, figlio d’una terra di miniere – il Northumberland –, ha saputo cogliere le molte sfaccettature di questa tensione simbolica in una costellazione di romanzi dove dimensione memoriale e scarto fantastico dialogano serratamente, indicando la meravigliosa complessità del sentire umano, fine e sfuggente impasto di luci e di tenebre: ed è la sua sensibilità poetica nell’uso delle parole, così come la precisa consapevolezza della centralità che il narrare, anche l’ombra, ha sempre avuto nella storia degli esseri umani – come testimonia l’universo delle fiabe, «catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e una donna», come scriveva Italo Calvino nel lontano 1956 –, a rendere possibile questa esplorazione. 

Ogni destino nasce da una vibrazione, come nei Veda, dal ritmo di ombre e luci che diventano forme luminose piene di mistero, che danno origine alle terre, agli oceani, ai miti, alla storia, agli esseri viventi che in questa primigenia vibrazione trovano dimora nel caos e nel cosmo. La letteratura sembra nata per portare alla luce tutto questo. Ci sono tante voci che hanno saputo interpretare questa tensione in modi nuovi e inediti, con parole, figure, suoni e danze, e il festival, quest’anno, è dedicato a loro. 

Martino Negri
Direttore scientifico Festival BaB – Bimbi a Bordo

 

 

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